| Geografia | Cremonia si stende come un lungo nastro di terra al centro della grande Pianura del Fiume Lungo, nella sua parte meridionale, dove le acque del grande fiume si diramano in una miriade di canali, rogge e navigli. È una terra d’acqua e di nebbie, di distese pianeggianti e orizzonti bassi, in cui il cielo sembra fondersi con la campagna. Non vi sono colline né rilievi: la pianura, antichissima, è stata plasmata nei secoli dalle valli fluviali, dai rami morti e dagli alvei abbandonati del Fiume Lungo, che hanno inciso il territorio con lievi ondulazioni e piccole depressioni, appena percepibili ma capaci di donare movimento a un paesaggio altrimenti perfettamente orizzontale. L’acqua è la vera padrona di Cremonia. Oltre ai fiumi naturali, l’opera instancabile di generazioni di ingegneri e contadini ha scavato una fitta rete di canali artificiali, che irrigano ogni campo e collegano fra loro città, mulini e cascine. In primavera, quando la piena dei fiumi rompe gli argini, l’intera pianura diventa un mare d’argento; d’estate, i campi di grano e i filari di pioppi riflettono la luce come onde dorate. È una terra lavorata fino all’ultimo palmo, dove l’uomo e la natura hanno imparato a convivere da secoli, e dove ogni villaggio si rispecchia in un corso d’acqua. La Signoria di Cremonia, che prende nome dalla capitale della Baronia, è il cuore pulsante del territorio. Sorge sulle rive del Fiume Lungo, dove un tempo si trovava un antico guado, poi trasformato in porto e infine in città murata. Le sue origini si perdono nei secoli più antichi, ma da sempre Cremonia è stata un crocevia di traffici, mercati e culture: qui si incrociano le merci provenienti da Nalim e da Lodinium, i convogli fluviali di Placentia e le carovane che risalgono da Armidia e dalla fertile Britia. La città è ordinata e laboriosa, cinta da argini e canali che ne regolano le acque e la difendono dalle piene. I quartieri più antichi, costruiti in mattoni rossi, sorgono su leggere alture artificiali — le cosiddette isole di Cremonia — che emergono dal dedalo dei canali. Nelle giornate limpide, dagli edifici più alti si scorge il luccichio del Fiume Lungo a nord e, verso sud, la distesa interminabile dei campi. Cremonia è rinomata per le sue corporazioni di mugnai, mercanti e costruttori di barche fluviali, e per i suoi artigiani del rame e del legno, che trasformano i doni della pianura e dei fiumi in opere d’arte. Le sue fiere, istituite ai tempi del Ducato di Nalim, richiamano ancora oggi genti da tutta Elavia, e il mercato del porto è considerato uno dei più ricchi dell’intera valle. A sud si estende la Signoria di Castel Maggiore, distesa tra le anse del Fiume Lungo e le campagne irrigue che segnano il confine con le baronie di Placentia e Armidia. Qui il paesaggio diventa ancora più rurale: le acque lente dei canali scorrono tra campi di riso e prati irrigui, e la pianura è punteggiata di villaggi che sorgono ogni pochi chilometri, solitamente al centro di infiniti ettari di campi. Il ritmo delle stagioni scandisce ogni aspetto della vita quotidiana, rendendo la signoria sonnolenta e malinconica d’inverno, gioiosa e indaffarata durante i mesi caldi. La città di Castel Maggiore, sorta attorno a un’antica fortificazione costruita ai tempi del Regno di Nalerim per difendere il guado meridionale del fiume, è oggi un importante nodo fluviale e mercato agricolo. Le sue chiuse regolano il traffico delle imbarcazioni dirette a sud verso Placentia o a nord verso Nalim, e le sue officine producono strumenti idraulici e barche dal fondo piatto, indispensabili per navigare le acque basse e mutevoli del territorio. Il popolo di Castel Maggiore è fiero e paziente come la sua terra: gente che conosce la fatica del lavoro nei campi e la potenza dei fiumi che li nutrono e, a volte, li minacciano. Le leggende locali raccontano che ogni primavera, prima di aprire i canali maggiori, i barcaioli gettano nel Fiume Lungo una ghirlanda di spighe e papaveri in onore di Eladiel, la Verde Madre, perché protegga le acque e garantisca un raccolto abbondante. È un gesto antico quanto la terra stessa, simbolo di un legame che, in Cremonia, unisce ancora l’uomo e il fiume come un unico respiro. |
| Araldica | D’azzurro, al ponte d’argento a tre archi sormontato da una ruota d’oro a otto raggi, movente da onde d’argento. |
| Storia | Le origini di Cremonia si perdono nei secoli più antichi del Regno di Nalerim, quando la pianura meridionale del Fiume Lungo era ancora un vasto territorio di paludi, anse abbandonate e foreste fluviali. In quell’epoca le tribù dei Nalei, da poco unificate sotto la guida di Ildebrando Squarcialupi, iniziarono a colonizzare le terre basse per garantire al regno un accesso diretto al grande fiume e alle rotte mercantili che lo percorrevano. Cremonia, insieme a Placentia, Lodinium, Mantua e Shildia, fu una delle prime terre incluse nel Consiglio delle Spade, che riuniva i dignitari e i guerrieri del nord sotto la corona di Nalim. I primi insediamenti sorsero attorno ai guadi naturali e alle alture sabbiose che punteggiavano la pianura, protetti da palizzate di legno e torri d’osservazione — più villaggi di pescatori e cacciatori che veri centri urbani. L’acqua era al tempo stesso risorsa e minaccia: le piene del Fiume Lungo devastavano spesso i raccolti, ma i terreni che lasciavano dietro di sé erano tanto fertili da attrarre nuove generazioni di coloni. Fu durante il tardo periodo nalimese che la regione conobbe la sua prima vera trasformazione. Con l’espansione dei commerci fluviali verso sud e la crescita di Nalim come capitale del sapere e del potere elaviano, Cremonia divenne il principale punto di passaggio tra il cuore del regno e i ducati meridionali. Gli ingegneri del reame, sostenuti dalle gilde mercantili di Lodinium, avviarono la costruzione dei canali di bonifica e navigazione che ancora oggi attraversano la pianura. Queste opere imponenti cambiarono il volto del territorio, permettendo l’espansione dei villaggi agricoli e la nascita del primo nucleo urbano di Cremonia, edificato su un rialzo del terreno e circondato da argini di terra battuta. Con il tempo, il guado divenne un porto fluviale, e il porto una città murata, difesa da fossati e canali che servivano al contempo la difesa e la distribuzione delle acque. Quando, più tardi, il Regno di Nalerim entrò in declino e le guerre interne ne lacerarono le province, Cremonia riuscì a mantenere una sorprendente neutralità, protetta com’era dal suo valore economico e dal controllo delle vie d’acqua. Durante la Guerra degli Scacchi, le sue terre fornirono grano e legname alle armate elaviane, mentre le maestranze locali costruivano chiatte e ponti mobili per l’esercito del nord. Le cronache di Shildia e di Placentia ricordano che fu proprio un convoglio di Cremonia a garantire il rifornimento del fronte occidentale durante l’assedio delle armate Lherara, salvando centinaia di soldati dalla carestia. Alla caduta dell’Impero Shuel, la città era ormai stabilmente inserita nella rete commerciale del Ducato di Nalim, di cui divenne un fedele vassallo, prezioso per l’apporto agricolo e mercantile. Nel corso dell’era dei Regni Liberi, Cremonia prosperò sotto la protezione del Ducato, mantenendo la propria vocazione rurale ma sviluppando un artigianato raffinato legato alla lavorazione del legno, del rame e delle fibre vegetali. Le sue corporazioni di mugnai e costruttori di barche fluviali divennero celebri in tutta la Pianura del Fiume Lungo, e i suoi mulini a ruota divennero simbolo di prosperità e ingegno. Anche la cultura idraulica raggiunse livelli straordinari: i maestri d’acqua di Cremonia venivano chiamati in tutto il Ducato per regolare dighe e canali, e alcuni di loro furono elevati al rango di nobili per meriti tecnici e civili. L’invasione teutonica dell’888 P.B. colpì duramente le terre del Nalerim, ma Cremonia — come Shildia e Mantua — fu risparmiata dalle peggiori devastazioni grazie alla natura stessa del suo territorio: i fiumi, le paludi e le inondazioni stagionali resero difficile l’avanzata delle armate nemiche. Gli invasori preferirono puntare verso i centri fortificati di Nalim e Placentia, lasciando Cremonia in una sorta di protettorato economico. Tuttavia, le cronache ricordano che proprio in quegli anni fu distrutto gran parte dell’antico retaggio culturale e religioso della Baronia, con i sacerdoti di Ashanna perseguitati e uccisi dalle Schlagen dell’Impero Teutone. Con la fine della dominazione teutonica e la restaurazione dei ducati elaviani, Cremonia tornò lentamente a prosperare, soprattutto dopo la caduta del regno del terrore di D’vorak. Il porto fluviale fu ricostruito e ampliato, e la città, che già da secoli fungeva da ponte tra Nalim e Placentia, divenne uno dei centri principali della navigazione interna. Una notevole popolazione amegrin si insediò lungo i canali di Cremonia in questo periodo, attratti dalle opportunità offerte dai cantieri fluviali e dalle officine idrauliche. Abili lavoratori del metallo e conoscitori di tecniche di costruzione fluviale, hanno contribuito a rafforzare la tradizione artigiana della baronia, integrandosi pienamente con la popolazione locale. |
| Altre informazioni | Capitale: Cremonia Tra le storie più diffuse a Cremonia vi è quella della Masca del Fiume Lungo, una donna che un tempo guidava i riti di Ashanna e che, per sfuggire alle Schlagen, si immerse nel fiume giurando di non riemergere finché Elavia non fosse libera. Si dice che compaia ancora, nelle notti di tempesta, per salvare i barcaioli in pericolo o per trascinare a fondo i sacrileghi che bestemmiano sull’acqua. In molti villaggi, i bambini vengono ammoniti con il proverbio: “Non insultare il fiume, o la Masca ti sentirà.” |
| Governatore | None |