| Geografia | La Baronia di Placentia si estende a sud del medio corso del Fiume Lungo, tra campi alluvionali, canali artificiali e colline un tempo ricche di vigneti, boschi e villaggi rurali. Il cuore della Baronia è l’antica città di Placentia, sorta su un guado strategico del fiume: un tempo fulcro mercantile, oggi centro in rovina, segnato dalle devastazioni dell’epoca alchemica e della guerra. A sud si trova Oten, ex base logistica e carovaniera, ormai in parziale abbandono. A ovest, tra le colline e le fenditure della Valle Adrad, sorge la signoria di Castro dell’Arco, culla del leggendario Clan dei Bruce, antichi migranti da Albione, noti per i canti ancestrali dedicati alla Verde Madre, la loro cultura orale e il simbolo araldico dell’arpa d’argento. Un tempo, la signoria era un importante centro del culto di Eladiel. Boschi sacri e costruzioni megalitiche punteggiavano le alture, e la vita degli abitanti era scandita dai cicli delle messi, delle cacce rituali e delle fasi lunari. Con l’ascesa della Gilda degli Alchimisti e l’indipendenza imposta da Placentia, il culto eladielita si allontanò dalla Baronia, e molti luoghi sacri furono dimenticati o profanati. Oggi, solo i villaggi rurali della Valle Adrad mantengono viva la fede tradizionale: si onora ancora la Luna, si benedicono le messi e si sussurrano le antiche preghiere. A Castro dell’Arco restano segni sbiaditi del culto: simboli incisi su pietre, altari dimenticati nei cortili, nomi lunari nei registri più antichi. Il territorio della Baronia, collinare a sud e pianeggiante al centro e a nord, era un tempo fertile e a vocazione agricola. Oggi, però, il suolo non è più in grado di sostenere né coltivazioni edibili né allevamenti animali. La flora e la fauna sono morenti o mutate, corrotte dagli scarti di quasi vent’anni di sperimentazioni alchemiche. Tentare di nutrirsi della vita locale è, nella migliore delle ipotesi, inutile; nella peggiore, letale. Viaggiare impreparati nelle campagne di Placentia è estremamente pericoloso: persino le strade più battute possono essere insidiate da creature fameliche o da bande di predoni disperati. |
| Araldica | D'argento, al ponte di rosso a tre archi, sormontato da un drago rampante di nero, e al capo una stella a otto punte dello stesso. Il tutto su campagna ondata d’azzurro |
| Storia | La città di Placentia fu fondata ufficialmente nel 146 dal generale nalimese Lucio Ulpio Gherbuliano con il nome di Castrum Transflumensis, ovvero “Accampamento al di là del fiume” in antico moriano, riunendo in un unico agglomerato urbano alcuni villaggi preesistenti e l’accampamento delle truppe di Nalim stanziate di guardia sulla sponda sud del Fiume Lungo, in corrispondenza di un facile guado. La città rimase legata al potere di Nalim fino al 746 P.B., quando la morte del controverso Duca Eugenio II — amato dal popolo ma disprezzato dai notabili per la sua inettitudine — scatenò gravi tensioni interne. Approfittando del caos, Zaifilio Corrigno, attendente di Castro Trasfluvio (l’antico nome di Placentia), dichiarò l’indipendenza della città, contando sul sostegno delle proprie truppe. Con l’esercito nalimese impegnato altrove, Corrigno riuscì a bloccare ogni accesso al Fiume Lungo e consolidò l’autonomia della città. Per evitare una guerra, Eugenio III concesse la pace, offrendo a Corrigno la mano di una parente e il titolo di Barone, in cambio di un tributo simbolico e un patto di mutuo soccorso. La dinastia dei Corrigno governò Castro Trasfluvio fino al 797, quando Porfirio Corrigno morì senza eredi. Nalim, desideroso di risorse per la guerra contro Vez, riaffermò il controllo e affidò la città a un nuovo signore: il capitano di ventura Placentio Missaglia. Placentio Missaglia fu una figura leggendaria: mercenario onorato, stratega brillante e fedele servitore del Ducato, noto per aver salvato l’erede ducale da un complotto ordito da Vez, riportando una ferita da lama avvelenata che non guarì mai del tutto. Nel 798, per riconoscenza, il Duca Gianbartolomeo lo nominò Barone e rinominò la città in Placentia. Sotto la sua guida, la Baronia conobbe un’epoca di stabilità e gloria. I suoi Dragoni divennero l’élite militare della regione, e Placentio contribuì personalmente al trattato di pace tra Nalim e Vez. Governò accanto alla sorella del Duca, che sposò, fino alla tragica perdita della moglie e del figlio. Da allora visse ritirato, segnato dal dolore e dalla ferita che non smetteva di bruciare. La sua ultima impresa avvenne alla Battaglia del Guado, quando accorse in aiuto del Duca Umberto Squarcialupi caduto in un’imboscata. I soccorsi trovarono il Duca illeso, la scorta massacrata... e nessuna traccia di Placentio né dei suoi Dragoni. Dopo di lui, Placentia cadde in un lungo declino. Governata da borgomastri elettivi, riuscì a evitare il saccheggio delle Vipere grazie a un accordo firmato da Federico Donati, che rese la città Esarcato di Rhas. Solo nel 1099, con l’ascesa di Benedetto, comandante dei restaurati Dragoni, Placentia tornò protagonista: unita alla Federazione dei ribelli, fu liberata nel 1104 e infine integrata nel Granducato delle Foreste sotto il comando del Tar Romensil. La seconda ascesa di Placentia cominciò quando la Gilda degli Alchimisti Elaviani vi stabilì la propria sede principale, trasformando la città nel più importante polo sapienziale del Regno. Ma fu proprio qui che maturò il seme della sua rovina. Durante l’Apocalisse, gli Alchimisti favorirono in segreto il ritorno di Sun’As’Tien, leggendario alchimista Shuel, che per contrastare il Sine Nomine infuse sei mortali di potere alchemico ed elementale, creando i Pilastri della Realtà. Placentia degenerò in una terribile città-laboratorio, dove gli Alchimisti più potenti sperimentavano senza scrupoli, vessando la popolazione e usandola come materiale grezzo per creare le Flamule, guerrieri forgiati da carne, ingegneria e alchimia. Nel 1122, una coalizione formata dal Granducato del Drago, dalla Repubblica Elaviana e dal Regno del Grifone pose fine all’orrore: la cupola fu distrutta e la città tornò sotto il controllo elaviano. Oggi Placentia è una Baronia in rovina. Le guerre e le follie alchemiche hanno devastato le campagne intorno al Fiume Lungo, e della bucolica terra di Castro Trasfluvio non resta quasi nulla. |
| Altre informazioni | Capitale: Placentia |
| Governatore | Seriandras |