Iza

Geografia

La maggior parte del territorio di Iza è composto da colline e valli scavate dagli affluenti del Grande Fiume con le poche montagne relegate alla parte sud della Baronia dove confina con Nassel e Anovas. La signoria di Iza, più a nord, comprende il territorio della più grande città della zona e tutti i villaggi circostanti. Questa zona, abitata in larga parte da nani e umani, si divide tra la vocazione agricola delle colline dove si producono uva e nocciole, e la città dove la vicinanza a Rocciapiè ne ha fatto un fiorente snodo commerciale.

La Signoria di Monteferro, per anni sotto il governo della Gilda degli Armorieri, è diventata nel tempo un importante campo di addestramento militare e un centro metallurgico dove artigiani nani e umani producono armi ed armature con i metalli provenienti dalle miniere dei rilievi del Monteferro e importati dalle carovane dal nord e dall’ovest.
Il Castello del Monte Brullo, a poca distanza dalla principale città della Signoria, fu venduto dai nobili locali agli Armorieri e vanta un’ottima posizione difensiva a ridosso della grande valle sottostante, ma rimane poco utilizzato e caduto quasi in disuso da anni a causa della poca necessità di difendersi dalle baronie amiche a sud del confine.

Araldica

Di blu a una banda allargata d’argento caricata di un orso passante di nero

Storia

Gli studiosi fanno risalire i primi contatti tra i Nani e gli uomini della regione all’anno 78 A.B., quando una loro spedizione si spinse tra le colline di Monteferro alla ricerca di nuove risorse. Da allora fino al 15 A.B., i diversi clan della zona vissero separatamente, apprendendo ciò che i Nani insegnavano loro e conducendo una vita tranquilla, priva di particolari eventi.
Fu proprio nel 15 A.B., nel mese dell’Aquila, che le tribù giunsero all’unità, eleggendo un unico rappresentante e dando vita al piccolo Regno di Monteferro. Probabilmente compresero l’intrinseca debolezza della loro frammentazione e, spaventati dai lontani echi delle guerre nel cuore di Elavistol, cercarono nell’unità una maggiore forza.

Quando il capo del clan Ferrucci, prescelto per rappresentarli tutti, venne incoronato Re, ricevette in dono dai Nani una corona, simbolo di comando, recante i sacri simboli del Tonante. Anche i Druidi vollero rendergli omaggio e gli affidarono un bastone, frutto del seme di Ashanna, affinché fosse non solo signore di quelle terre, ma anche guaritore dei loro mali.

Molte furono le opere compiute da lui e dai suoi discendenti, che regnarono per generazioni. Tra tutte, la più importante fu la costruzione della fortezza di Monteferro, iniziata dal primo Re di Monteferro, Simone, e completata solo dal nipote Giacomo nell’anno 62 P.B.

Gli storici non riportano eventi di particolare rilievo fino al 159 P.B., quando il Re di Monteferro, Settimio Ferrucci, rispose a una richiesta d’aiuto da parte di Thorian Shwartzkopf, inviando per la prima volta in guerra l’esercito delle tribù riunite. Per oltre tre mesi, le truppe si ammassarono nei territori di Enuc, Turrito e Verkel, nelle regioni più orientali di Iza. Quando infine giunse la supplica dei popoli di Nassel, l’esercito era già pronto e marciò vittorioso contro l’armata Shuel, piombando su di essa all’alba e sbaragliandola completamente (anno 160 P.B.).

Grazie alla sua posizione, Monteferro non subì le conseguenze più gravi della guerra che sarebbe ripresa nel 163 P.B., limitandosi a fornire a Nassel uomini ed equipaggiamento bellico. Anche quando, nel 242 P.B., una grande armata agli ordini di Nassel Appiano si diresse verso il Toscanheim per sostenere gli Elfi nella Guerra degli Scacchi, le truppe di Monteferro inviate furono esigue.

Con la fine delle ostilità, sotto il regno di Cristiano Ferrucci, Monteferro, insieme a Nassel e Verkel, si unì a Turrito giurando fedeltà alla famiglia Shwartzkopf. Così nacque il Regno di Turrito, che nelle sue dimensioni attuali è noto come Rocciapiè (anno 255 P.B.).

Per anni, Monteferro visse in relativa tranquillità, eccezion fatta per la fondazione della città di Iza nel 274 P.B., crocevia delle più importanti rotte commerciali della regione. Tuttavia, tutto cambiò nell’anno 888 P.B., quando, durante l’invasione Viper, l’ultimo barone, Nicolò Ferrucci, morì alla testa delle sue truppe nella fatidica ma sfortunata Battaglia delle Risaie. Da allora, il controllo del territorio passò nelle mani di funzionari imperiali nominati direttamente dal Governatore, che si mantennero al potere grazie alle truppe Cobra stanziate nella regione.

Questa situazione perdurò fino all’anno 1100, quando una sommossa popolare uccise l’ultimo Barone scelto dalla Sanguisuga e costrinse i Cobra a ritirarsi nella fortezza di Monteferro. Il potere passò temporaneamente a un consiglio di notabili locali, composto soprattutto da mercanti e latifondisti, che dopo lunghe controversie elesse Ser Feamor da Iza come nuovo Barone.

Ser Feamor, membro di spicco della Federazione Elaviana e figlio di quelle terre, riuscì infine a debellare gli ultimi Cobra nell’inverno del 1102, liberando definitivamente Monteferro dalla dominazione teutonica.

La Baronia passò sotto il Granducato del Mare e nominando come Barone il mago Sirius degli Orsi che si stabilì nella città di Iza e che concesse il governatorato della Signoria di Monteferro alla Gilda degli Armorieri che vi insediò il Maestro Usarf Artarion.

Nell’inverno del 1111 nella signoria di Monteferro, a ridosso della sede della Gilda Armorieri, un'antica miniera venne invasa dal metallo senziente chiamato Metallaxis, che rischiò di invadere prima la Signoria e poi tutta la Baronia. Il Regno di Elavia riuscì a respingere la minaccia purificando e stabilizzando il minerale che oggi è noto come Metacastus.

Altre informazioni

Capitale: Iza
Popolazione: 67.545 abitanti (65% uomini, 40% nani, 5% altro)
Estensione: 1.511 Km quadrati

“…e qui i figli delle Valli incontrarono il Popolo delle Montagne, i figli del Divino Fabbro, e grande fu il loro stupore. Chi erano questi esseri, forti come la roccia e splendenti come l’acciaio più puro? E costoro videro in queste giovani genti la pietra ancora grezza, mai toccata dallo scalpello, o il metallo informe sull’incudine di un fabbro, e decisero di plasmarle affinché potessero divenire statue stupende, armi affilate e armature scintillanti, dove prima vi era solo materia grezza.”
Così narrano gli antichi canti che i druidi tramandano di generazione in generazione. Quando ancora questa terra era giovane i Nani vennero a contatto con alcune tribù di umani che vivevano nelle colline a Sud-Est di Turrito.
La leggenda narra che il re dei nani vide grandi potenzialità in queste tribù ancora agli albori e decise di istruirle, insegnando loro i segreti della forgia e della pietra. Ben presto furono ripagati dai loro sforzi e le tribù diedero prova di grande talento.

Guardando i Nani e il loro regno I capi tribù si resero conto che dall’unità sarebbe nata una maggiore prosperità per quelle terre e, sotto l’egida dei Figli di Theratos, indissero un grande raduno dove i campioni delle diverse tribù avrebbero dovuto cimentarsi in prove di forza e abilità per scegliere un capo che unisse gli uomini delle Valli.

Tre furono le prove che i campioni dovettero sostenere.
La prima, la Prova della Pietra, consisteva in una lunga marcia, appesantiti da grandi massi che i contendenti portavano sulla schiena, perché il futuro Signore avrebbe dovuto essere più resistente della pietra stessa, per poter reggere sulle sue spalle il peso di quel grande onore.
La seconda era invece la Prova del Metallo, in cui ognuno doveva forgiare un’arma da un semplice blocco di metallo, perché il futuro Signore avrebbe dovuto essere abile e paziente, poiché soltanto così si poteva arrivare alla Saggezza.
Infine, nella Prova del Coraggio, il vincitore sarebbe stato colui che, con l’arma forgiata dalle proprie mani, avesse abbattuto la più grande e pericolosa preda, scelta tra i molti feroci animali che abitavano le foreste e le buie caverne. Il futuro Signore avrebbe dovuto essere impavido, per poter difendere il suo popolo contro ogni male.

Nessuno marciò più a lungo, creò un’arma più bella e potente, e uccise una preda più grande e pericolosa del giovane rappresentante della tribù dei Ferrucci.

Così, la famiglia Ferrucci divenne il simbolo delle tre virtù che forgiarono il regno di Monteferro: la Resistenza, la Saggezza e il Coraggio.

Governatore None